La riforma della Politica Agricola Comune per il 2021-2027: quali novità?
La Commissione Europea ha pubblicato i documenti relativi alla riforma della Politica Agricola Comune (PAC) per il periodo 2021-2027 che, insieme a quelli sul bilancio generale dell’UE, delineano il quadro completo delle risorse finanziarie e degli strumenti disponibili per supportare l’agricoltura europea nei prossimi anni.
Partiamo dalle risorse. Purtroppo, come ogni riforma, anche per il 2021-2027 si propone un taglio della dotazione finanziaria per il budget europeo della PAC. Le proposte prevedono un calo di circa il 15% a prezzi costanti rispetto al 2014-20, un calo che, per l’Italia, andrà ad impattare sia sui pagamenti diretti che (in misura maggiore) sugli interventi dello sviluppo rurale. Si tratta di una proposta di bilancio non coerente, che non tiene conto dell’ampliamento delle sfide che l’agricoltura sta affrontando e di come il settore può efficacemente contribuire a rispondere ad alcune di esse, come nel caso dei cambiamenti climatici e delle migrazioni. La diminuzione dei finanziamenti è inaccettabile; visto il contesto socioeconomico ci saremmo dovuti trovare di fronte ad un aumento delle risorse finanziarie per quella che è la prima e più diffusa politica europea. Si prevede inoltre il rafforzamento del processo di convergenza esterna e interna dei pagamenti diretti. Se un riequilibrio ci deve essere deve essere realizzato in modo obiettivo, valorizzando parametri quali l’occupazione, i costi di produzione, i redditi agricoli e il contributo che l’attività agricola apporta all’economia di un determinato paese e dell’UE.
Per quanto riguarda invece la programmazione degli strumenti della PAC, le proposte di riforma prevedono numerose novità che riconfigurano la programmazione e gestione degli interventi. Per il periodo 2021-2027 ogni Stato Membro dovrà elaborare un Piano Strategico Nazionale per la PAC in cui dovranno essere definiti, oltre ad una serie di elementi descrittivi, le azioni specifiche del I e del II pilastro e gli interventi settoriali. Anche i pagamenti diretti sono stati oggetto di riforma e in futuro saranno articolati su diverse componenti, alcune obbligatorie (Supporto di base al reddito per la sostenibilità; Pagamento redistributivo), altre facoltative (Pagamento accoppiato; Pagamento giovani agricoltori; Schema piccoli agricoltori) e, ancora, obbligatorio per gli SM e facoltativo per gli agricoltori (Schema per il clima e l’ambiente).
Allo stato attuale, le proposte più preoccupanti sui pagamenti diretti prevedono la riduzione e il capping (100.000 euro) dei pagamenti, che dovrà essere realizzato dopo aver detratto il costo del lavoro, compreso quello familiare; la convergenza al 2026 del valore dei titoli nello SM, seppur con possibilità di differenziare per territorio e di mantenere una certa distanza dalla media; l’impossibilità di attivare il pagamento accoppiato per alcuni settori, tra cui il tabacco che, allo stesso modo, non può essere oggetto di interventi settoriali.
Gli interventi di sviluppo rurale vengono razionalizzati da 19 a 8 misure molto ampie e vengono introdotte alcune novità. Tra le più rilevanti la possibilità di concedere fino a 100.000 euro per il primo insediamento dei giovani agricoltori e rendere eleggibile l’acquisto di terreni se fatto da giovani agricoltori utilizzando strumenti finanziari.
Su queste proposte inizia ora un dibattitto molto complesso che interesserà le più importanti istituzioni comunitarie (Commissione, Parlamento e Consiglio), con l’obiettivo di trovare un accordo prima delle prossime elezioni europee, che si terranno nella primavera del 2019. Sarà una sfida difficile, ma che gli attori in campo hanno già dichiarato di voler vincere.
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