Ebola, la prima cura arriva dal tabacco. Il ministro Lorenzin rassicura: “In Italia nessun pericolo, niente forme di psicosi”
8-08-2014 – La pianta di tabacco potrebbe, più di altre colture, risultare efficace nella produzione del vaccino per la cura contro il temibile virus Ebola.
In particolare per la rapidità con la quale questa “solanacea” è in grado di produrre rapidamente gli anticorpi in caso di emergenza. E’ quanto si legge nel comunicato diffuso da “L’Huffington Post” che riportiamo integralmente perché, oltre l’importanza dell’argomento, ci fa anche piacere poter divulgare la notizia di un ulteriore utilizzo della pianta di tabacco.
“La cura all’epidemia di ebola potrebbe arrivare dal tabacco. Questa prima ipotesi terapeutica nasce dalla collaborazione dell’azienda farmaceutica Mapp Biopharmaceutical con Kentucky BioProcessing, la filiale del gruppo americano del tabacco Reynolds American. La terapia – ZMapp – è attualmente in fase di sperimentazione curativa sui due americani infetti trasportati in questi giorni dalla Liberia ad Atlanta. Fino ad ora il farmaco era stato testato solo su animali e non ha ancora ricevuto l’approvazione della Food and Drug Administration, l’ente americano preposto al controllo di medicine e alimenti, ma è stato somministrato ai due pazienti in via delle loro straordinarie condizioni di urgenza. Nonostante le critiche, le prime risposte sembrano positive.
“Si è cominciato a ipotizzare l’utilizzo del tabacco per sviluppare il vaccino perché questa pianta è in grado di produrre rapidamente anticorpi in caso di emergenza“ ha spiegato Charles Arntezen, esperto di biotecnologia vegetale presso l’Arizona State University. Il processo di estrazione degli anticorpi dalla pianta richiede settimane: per produrre le proteine terapeutiche si fanno fondere i geni per gli anticorpi desiderati con i geni di un naturale virus del tabacco.
Le piante di tabacco vengono poi infettate con questo nuovo virus artificiale. “La pianta, che a questo punto produce anticorpi per contrastare l’infezione, viene poi macinata e gli anticorpi vengono estratti“, spiega ancora Arntezen. ZMapp è quindi una risposta immunitaria artificiale contro le proteine del virus Ebola.
Questa del “siero miracoloso” estratto dal tabacco è la prima ipotesi di cura della malattia infettiva che ad ora ha ucciso almeno 887 persone in Liberia, Guinea, Sierra Leone e Nigeria, con un tasso di mortalità del 60%.
La seconda paziente americana contagiata in Liberia, l’igienista Nancy Writebol, è arrivata oggi ad Atlanta per essere ricoverata all’Emory University Hospital assieme al medico volontario Kent Brantly, anch’esso ammalatosi in Liberia. I due volontari sono stati riportati in America nel tentativo di curare la loro malattia, già classificata allo stadio “grave”, tramite nuove cure.
Mano a mano che le compagnie aeree internazionali prendono misure preventive e di messa in sicurezza per i voli da e per l’Africa occidentale, si diffonde anche in Italia il timore del contagio.
Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin si è espressa a proposito per rassicurare l’opinione pubblica: “In Italia non c’è alcun pericolo in relazione al virus Ebola e non ci devono esser forme di psicosi, bensì forme di allerta che tutti i paesi hanno attivato e l’Italia per prima, a partire da posti, aeroporti e luoghi di fruizione turistica“.