La tracciabilità per la prevenzione ed il contrasto del mercato illecito del tabacco.
E’ il tema centrale del Workshop organizzato da The European House Ambrosetti il 24 giugno scorso a Roma, dove è stato presentato uno studio comparato sullo stato dell’arte nei diversi settori industriali esposti al mercato illecito, tra i quali quello dei prodotti a base di tabacco che risente anche del recepimento della Direttiva Europea 2014/40/Ue (la cosiddetta Direttiva Prodotti Tabacco).
E’ un quadro impressionante quello esaminato, perché il valore del contraffatto acquistato in Italia assomma quasi a 7 mld di € l’anno e, mentre nei settori dell’agroalimentare il fenomeno più significativo è l’Italian sounding, per il tabacco è il contrabbando a farla da padrone, con rilevanti conseguenze per l’economia e per le entrate dello Stato. Il contrabbando di sigarette costa ai contribuenti e ai governi dell’Ue oltre 11 miliardi di euro all’anno in perdite di gettito fiscale.
Nell’Ue il volume del commercio illegale di sigarette, anche se in leggera flessione, rimane elevato, con un totale di 56,6 miliardi di sigarette illegali consumate nel 2014, pari al 10,4% del consumo totale. Vale a dire che una sigaretta fumata su 10 lo scorso anno è arrivata dal mercato nero.
Oggi, i paesi europei con livelli più elevati di consumo di sigarette illegali sono: Francia (8,89 miliardi di sigarette), Germania (8,15 miliardi di sigarette), Regno Unito (6,29 miliardi), Polonia (6,14 miliardi), Grecia (4,43 miliardi), Italia (4,42 miliardi), Romania (4,06 miliardi), Spagna (3,8 miliardi), Bulgaria (2,5 miliardi) e Lituania (1,06 miliardi).
In Italia, il consumo di prodotti illeciti del tabacco è aumentato del 20% tra il 2013 e il 2014, raggiungendo quota 5,42 miliardi di sigarette con un costo per lo Stato di circa 770 milioni di euro in introiti fiscali mancati.
Certamente gli strumenti legislativi a disposizione non sono adeguati per contrastare efficacemente il fenomeno e, oltre le azioni di comunicazione e di sensibilizzazione dei consumatori, l’interesse è rivolto soprattutto alla tecnologia perché può offrire “soluzioni innovative di tracciabilità” per contrastare il prodotto illecito.
Ma il “falso” nel mercato del tabacco, non genera danni solo per le entrate dello stato ma anche per la salute dei consumatori (un prodotto meno controllato è ovviamente più rischioso) e per le economie agricole e l’indotto locale. L’Italia è tutt’ora il primo paese europeo per la produzione del tabacco e, negli ultimi anni, proprio nel nostro paese si sono rafforzati i rapporti commerciali con le maggiori manifatture che sono presi a modello da altri paesi produttori.
I contratti con le manifatture prevedono un rigido rispetto di disciplinari di produzione e una necessaria tracciabilità, elementi che garantiscono qualità e origine del tabacco italiano, ma è chiaro che l’aumento dell’illecito riduce anche il consumo del tabacco legalmente contrattato e rischia di creare gravi disagi occupazionali in un comparto che impiega circa 50.000 addetti a livello nazionale.
.